La verità è come la poesia e a tanta gente sta sul cazzo la poesia
La frase sopra è tratta dal film La grande scommessa sulla crisi finanziaria americana del 2007-2008.
Se le bugie, come succedeva a Pinocchio, facessero allungare il naso sarebbe tutto più semplice. Non solo questo non avviene ma alcuni fanno passare le bugie come verità. E, ancor peggio, molti le accettano come vere.
Ci sono bugie altruiste ed egoiste
Naturalmente esistono bugie relativamente innocue (quelle che vengono denominate Bugie Bianche), sono prevalentemente quelle “cortesi”. Vi sarà capitato, ad esempio, di dire: “Grazie, è bellissimo!” quando avete ricevuto un regalo di cui non sapete proprio cosa farvene.
Ci sono anche le bugie esclusivamente e palesemente egoistiche ( le Bugie Nere) e vengono usate per conseguire i propri scopi a discapito di tutti. Ecco un altro esempio banale: “Non ho rubato io la marmellata, è stato Giulio!”
E bugie armi di distrazione di massa
E poi ci sono le Bugie Blu. Secondo me queste sono le più subdole perché mirano ad annullare il nostro senso critico. Sono un misto fra le due categorie precedenti e cioè sono utilizzate per i propri fini ma fingono di essere utili al bene comune. E, come ho detto prima, vengono fruite dal gruppo di riferimento come verità. Questo accade perché, sembra strano a dirsi, si preferisce credere a una bugia di comodo che prodigarsi nel cercare la verità.
Nascono così i regni dei Re Liar
Queste bugie sono le armi utilizzate da Re Liar senza troppi scrupoli per conquistare regni più o meno grandi. Come ci riescono? Indossano i panni del Pater Familias e costruiscono spauracchi, alimentano paure, propongono soluzioni elementari, gettano discredito, seminano odio.
La loro credibilità deriva dal loro successo, il più delle volte economico quasi mai intellettuale.
Capi religiosi, leadre politici, guru di varia natura, opinion leader più o meno prezzolati sono i maggiori interpreti di questo ruolo.
I “sudditi” che fanno?
Credono.
Perché la bugia è comoda, ci evita di andare a fondo nelle cose, sfrutta la nostra predisposizione al non approfondimento, al seguire pedissequamente e pigramente concetti omogeneizzati e facilmente digeribili. Siamo felici di credere a una falsa verità e la trasformiamo in una verità collettiva. Le nostre parole diventano affermazioni sclerotizzate invece che argomenti di discussione leale. I Re Liar ci mettono in mano un’arma rozza e primordiale da impugnare contro i nostri ipotetici nemici, ma in realtà è solo uno specchietto per le allodole.
E più siamo spaesati e più ci affidiamo a questi sovrani, considerando la loro voce autorevole e famigliare. Pensiamo che grazie al loro tocco o alla loro parola tutto si rinnoverà. In realtà si entra solo a far parte di una setta, con regole alienanti e che, per di più, tende a discriminare tutti coloro che non ne fanno parte.
E, nel frattempo, i Re Liar ampliano i loro regni e si arricchiscono fissando tasse sempre più alte sulla felicità.
Con buona pace del nostro Gianni Rodari
C’è una favola di Gianni Rodari, nel suo fantastico FAVOLE AL TELEFONO (libro da regalare ad ogni ragazzino e da rileggere da ogni adulto), che si intitola Giacomo di cristallo. È la storia di un bambino trasparente. In quanto tale non può dire bugie e non può nascondere i suoi reali pensieri.
Il racconto si conclude così: “…la verità è più forte di qualsiasi cosa, più luminosa del giorno, più terribile di un uragano.”
E questa, forse, è semplicemente un’utopia.