Mi ostinavo a scrivere con una penna stilografica che aveva finito l’inchiostro.
Questo era il mio sogno.
Continuavo a scrivere e le mie parole erano niente. Una bocca senza voce. Un incubo di silenzio. Volevo comunicare con qualcuno, anzi con chiunque. Ma non avevo inchiostro.
Poi qualcosa mi ha svegliato. Mi sono alzato di scatto. Sono andato alla scrivania. Ho preso in mano la mia stilografica. Non ho provato a scrivere. Avevo paura.
Paura di sentire il pennino graffiare la carta senza lasciare nessuna traccia.
La mia fronte era umida, fredda. La mia mano tremava. Ho preso il pacchetto delle sigarette e, senza lasciare la stilografica, me ne sono accesa una.
Ho fumato con calma, camminando per la stanza. Contando i passi. Dieci passi un lato, sette l’altro. È una stanza enorme.
Non ci sono quadri. Non c’è più neanche il letto. Non ci sono porte. Ho freddo.
Vado all’unica finestra. Non provo neanche ad aprirla, tanto lo so che è saldata.
Allora tolgo il cappuccio alla penna e appoggio il pennino al vetro. La punta è ferma, non so cosa mi aspetta.
Tutto dipende dalle prime righe, il buon esito dipende tutto dalle prime parole, la riuscita è merito della prima parola.
La mano parte, il vetro stride. Ma la penna è muta.
Allora mi sveglio.
Il bambino di fronte a me, seduto sull’orlo del sedile dello scompartimento di questo treno sinistramente silenzioso, mi guarda mentre dalla sua bocca esce una bolla verde, lui soffia e la bolla diventa enorme.
Sono ancora intontito dal sonno, penso che adesso la bolla esploderà e la madre del bimbo, una splendida donna bionda, sicuramente di origine francese, lo sgriderà sorridendomi.
Invece quando la bolla è gigantesca, il bambino viene sollevato ed esce dal finestrino del treno. Rapito dal buio della notte.
Sua madre, intanto, continua serenamente a fare le parole crociate.
Io mi affaccio al finestrino.
Il fanciullo è lontano, in alto nel cielo. Ci sono centinaia di bambini ognuno con una mongolfiera colorata.
Ho freddo. Le mie lacrime sono ghiacciate sulle guance. Tremo tutto. Provo a soffiare anche io.
Allora mi sveglio.