Non ci sono trucchi o scorciatoie per scrivere.
Il talento è la scintilla
Senza il talento non si va da nessuna parte.
Quando parlo di talento non mi riferisco a quella mitologia che lo descrive come infusione divina, ma alla facilità naturale di saper fare qualcosa perché da essa si è irresistibilmente attratti. E questa scintilla bisogna alimentarla con il lavoro, l’aspirazione a migliorarsi, la gioia immensa che procura impegnarvisi.
Per scrivere bisogna “essere”
Per scrivere, anzi, per scrivere bene
Bisogna essere lettori: nutrirsi dei classici e anche degli scribacchini.
Bisogna essere osservatori: guardarsi intorno con attenzione. Investigare la vita.
Bisogna essere ascoltatori: ascoltare più voci possibili, più storie possibili. Questo ci permetterà di costruire un bagaglio di caratteri, modi di vedere il mondo e la vita, emozioni. Non ci fa immobilizzare su noi stessi.
Bisogna essere aperti: solo attraverso il confronto con gli altri si può crescere. Ci aiuta a riflettere sulle nostri opinioni. Perdere il contatto col mondo significa perdere il contatto con noi stessi., ciò ci rende aridi e l’aridità non è un buon concime per scrivere, neanche un biglietto d’auguri.
Bisogna essere molte altre cose: ostinati, folli, umili, sfacciati, disciplinati, critici, appassionati, e ancora e ancora.
In una parola per scrivere bisogna essere.
E quindi niente scorciatoie
Quando ero più piccolo avevo due amici.
Entrambi comprarono una chitarra. Uno si è iscritto al conservatorio. Suonava in un gruppo rock. Ascoltava musica. Si confrontava con altri chitarristi.
L’altro ha acquistato un manualetto “Chitarristi in 24 ore” e passate le 24 ore aveva solo i polpastrelli indolenziti.
Il primo è diventato un eclettico e ottimo chitarrista.
Il secondo è diventato un ottimo barman.