Scrivere non è un mestiere per sfaticati

da | Gen 3, 2023 | SCRITTURA CREATIVA

(confessione immaginaria di un talento sprecato)
Mi chiamo…
In fondo il mio nome non è importante, anche se un tempo ho creduto che lo sarebbe diventato; quante volte ho immaginato la mia faccia guardarmi dalla vetrina di una libreria, stampato sulla quarta di copertina di un mio libro in cima a una piramide di libri con una fascetta a strillare l’uscita dell’ultimo best seller di…

Non fate come me che ho sciupato il mio talento.
Come è successo?
Mi sono affidato solo al mio talento.
Saper scrivere bene è un dono innato.
Chi lo possiede sa trasformare un foglio bianco o un documento di word in una cascata di parole che si collegano fra loro formando frasi, creano situazioni, dipingono affreschi. La sua scrittura corre fluente come un ruscelletto scintillante, rimbalza sulle pietre, accarezza le sponde; diventa fiume si precipita verso il mare e poi…
Quasi sempre, si incontra una diga di rocce e il corso d’acqua ci sbatte contro, si ferma, diventa un grosso stagno che sembra non avere vie d’uscita. La sua forza iniziale si spegne.

Superare quello sbarramento è il punto di svolta che rende un principiante talentuoso in uno scrittore vero. È a questo punto che subentra il duro lavoro. Bisogna spostare quegli scogli. E, come si può capire bene, il talento non basta ci vuole forza: mentale e fisica.

Se avete intenzione di trasformare la scrittura in un mestiere, più o meno remunerativo o appagante dal punto di vista personale, dovete ripetervi come un mantra la seguente frase: IL TALENTO DA SOLO NON BASTA!

Lo so, è dura da accettare ma solo con grandi quantità di sudore, disperazione e culo piatto , a forza di stare seduti davanti al computer (macchina da scrivere, quaderno), avrete tutta la storia, quella che vi sembra di avere in mente e che volete trasformare in un romanzo, un racconto o una poesia. Solo così la vedrete nero su bianco.
Non ci sono altre vie. L’alternativa è lo stagno.

Le cartelle, sulla scrivania del mio computer, sono stracolme di documenti con tanti di quegli incipit che se fossi riuscito a svilupparne un decimo sarei uno scrittore molto, ma molto, prolifico. Un vero best sellers.
Buono, mediocre oppure ottimo questo poi è tutto da vedere.

Ci sono molte rocce e scogli che concorrono ad arginare e, alla fine, bloccare la carriera di un potenziale scrittore di talento.
Pigrizia, banalità della vita quotidiana, bollette, mutui, avere il frigo pieno e sempre da fumare o da bere.
Ma credetemi, sono tutte scuse per mascherare la nostra incapacità, il nostro fallimento.
Senza fatica quotidiana tutto si inceppa, il traguardo si allontana e si resta al palo.
Pensate ad Ercole lui nasce con il talento della forza sovrumana, eppure per meritarsi la fama cantata dai poeti ha dovuto uccidere leoni, catturare cinghiali, rubare cavalle, ecc. Ercole non passa alla storia per i suoi dodici talenti ma per le sue dodici fatiche.
E lui era un semidio.

Ero sicuro che il mio talento avrebbe saputo gestire la parte della vita reale separandola da quella dell’immaginazione.
Alla fine mi sono ritrovato a vivere l’autobiografia di me stesso e ho continuato a dire di essere uno scrittore.
Tutto molto letterario, pura fiction.
Ho pensato di essere uno scrittore, ecco il punto: l’ho solo pensato.
I libri che ho letto mi hanno affascinato e mi hanno in qualche modo fregato.
Quelle storie cha andavano via così scorrevoli mi hanno fatto pensare che fosse tutto facile.
Ma il fatto è che non bisogna pensare di essere qualcuno, bisogna essere qualcuno. Per essere qualcuno bisogna fare, impegnarsi per raggiungere lo scopo. Lavorare.
Quindi se, come in parte sono io, siete degli sfaticati lasciate perdere.
Godetevi la vostra vita che può essere altrettanto bella e appagante anche se lavorate in banca (mentre lo scrivo non ci credo nemmeno io) invece di passare ore solitarie a tentare di costruire una storia che vi piaccia e che, soprattutto, piaccia ai vostri ipotetici lettori.

La frustrazione è in agguato e con essa quel senso di disagio che ha il sapore rugginoso del fallimento.
Non c’è posto per la pigrizia nella vita di uno scrittore, non è una vita di attesa ma di movimento.
L’ispirazione è solo un lampo nella notte, la fiamma di un cerino, nulla di più.
L’ispirazione non è il motore, è la scintilla che lo fa partire. Poi ci sono il volante, i pedali della frizione del freno e dell’acceleratore, il parabrezza, lo specchietto retrovisore, gli pneumatici, le diottrie e, naturalmente, la strada.
Per fare tanti chilometri ci vogliono: benzina, destrezza e anche fortuna (c’è sempre un tir pronto a interrompere il cammino, o anche un semaforo rosso che dura troppo, o un passante che ci mette secoli ad attraversare, o uno che si fa investire).
Ecco tutto ciò che è tra parentesi, e molto altro ancora, sono gli intoppi che rallentano o stroncano il procedere della storia.

Naturalmente, se ci lavorate sopra e sfruttate il talento, quegli intoppi possono diventare sentieri alternativi che fanno fare un balzo in avanti al percorso creativo.

Lo so, molti di voi pensano di essere dei geni, ma anche i geni hanno dovuto faticare, applicarsi con tutte le loro forze, la loro curiosità e le loro conoscenze per raggiungere i loro risultati.
L’unico genio che non fa nessuna fatica è quello della lampada di Aladino, ma quella è un’altra storia.

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