Teresino Canterino

da Apr 27, 2017STORYTELLING0 commenti

In un tempo lontano ma neanche tanto, Teresino stava seduto sul pavimento del suo balcone e cantava a squarciagola per tutto il giorno. In inverno e in primavera, in autunno e in estate. Tutti i giorni, tutti i mesi, tutto l’anno.
Teresino era un bambino magico.
Voi penserete che gli inquilini delle case intorno si lamentassero e invece no. Anzi, molti chiedevano ninne nanne per addormentare neonati irrequieti, altri canzoni allegre che facessero volare via la malinconia. Tutto questo perché Teresino aveva una voce fantastica.
Dovete sapere che il quartiere dove abitava Teresino era abbastanza povero e pochi potevano permettersi un televisore, non avevano ancora inventato i telefonini, non c’era internet e la gente quando voleva parlare con qualcuno si affacciava al balcone e chiamava la vicina, oppure andava ai giardinetti e parlava con la persona che si sedeva sulla stessa panchina. Alla gente del quartiere Cigna faceva piacere stare sui balconi naturalmente quando i tempo era bello, e la voce di Teresino era una colonna sonora che faceva sembrare il mondo più bello di quello che a volte era veramente. Teresino non sapeva parlare, sapeva solo cantare. Persino il giorno in cui nacque invece che strillare e piangere, modulò un do di petto da far invidia al più bravo cantante del mondo.
Gli veniva naturale magari stava zitto per ore poi come se niente fosse cominciava a cantare e non si rendeva nemmeno conto di farlo solo che quando lo faceva aveva sempre un bel sorriso che riempiva il cuore.
I suoi genitori sulle prime si erano parecchio preoccupati, quando ancora era un neonato e non sapeva neanche una parola, se non stava bene il bimbo non piangeva ma il suo canto diventava un lamento così triste che avresti fatto di tutto per farlo smettere. E anche quando disse la prima volta la parola mamma lo cantò, rendendo indimenticabile quel giorno.
Tutto andò bene finché non venne il momento di andare a scuola.
La madre lo lasciò sulla porta dell’aula con su scritto I° C e lui rispondeva al suo saluto sorridendo e agitando la manina. Il problema nacque durante l’appello. Ogni bambino doveva alzarsi in piedi, ripetere il proprio nome e cognome e dire qualcosa di sé per presentarsi alla maestra e ai compagni di classe. Quando toccò a Teresino lui cominciò a cantare una canzoncina tutta rime. Ma dopo la seconda strofa la maestra lo interruppe urlando fra le risatine degli altri alunni.
– Cosa è questa buffonata? Questa è una scuola non un concorso canoro. Disciplina, La Terra, disciplina!
L’urlo con cui uscì l’ultima parola zittì tutta la classe, un ragazzetto in prima fila si fece la pipì nei calzoni. Teresino restò in piedi, in silenzio. Abbassò la testa e, da quel momento, piombò in un mutismo assoluto. Non ci fu modo da parte della maestra di cavare una sola parola dal bimbo. Quando la madre andò a scuola per riprendere Teresino la maestra l’aspettava con il bambino seduto al suo posto.
– Questo ragazzino ha dei seri problemi.
– Cosa è successo?- disse la mamma di Teresino con un filo di preoccupazione.
– Canta.
– Ah, chissà cosa credevo.
– Ma è inconcepibile, siamo in una scuola.
– Vede, signora…
– Signorina!
– Ah ecco! Signorina. Mio figlio non parla. Lui canta, ha sempre cantato. Non sa usare la voce se non tirando fuori melodie.
– Ma non possiamo tenerlo in classe, è destabilizzante per l’ordine. Deve pensare di mandarlo in una scuola specializzata, dove vengono trattati casi particolari, come questo.
– Ma scusi, signorina, io non vedo nessun caso particolare. Che differenza c’è se uno parla o canta o sussurra?
– Non sono una maestra di canto io? Io devo spiegare la matematica, la geografia, la grammatica. Sono una persona seria, io!
– Perché chi è diverso da lei non è una persona seria?
– Ma tutti i bambini parlano.
– E il mio canta! E forse un po’ di allegria in più farebbe bene anche a lei.
– Parlerò col direttore, io non lo voglio in classe.
– Va bene, parli col direttore e quando avrete deciso mi farete sapere.
Tre giorni dopo giunse una lettera a casa La Terra, in cui si spiegava che non era possibile tenere Teresino in classe e nemmeno in tutta la scuola, di rivolgersi ad un istituto specializzato in problemi per l’infanzia. E tanti saluti cordiali ecc., ecc.
Quando nel quartiere Cigna si sparse la notizia non ci furono né cortei né furono firmate petizioni. Avvenne qualcosa di più straordinario. Tutti gli abitanti uscirono sui balconi o si affacciarono alle finestre e cominciarono a cantare a squarciagola. La canzone non aveva parole semplicemente esplose un coro di “lallalallà lallarà”. Cantavano tutti così forte che li sentirono in tutta la città. Arrivò un sacco di gente e molti trascinati da quel motivetto allegro si unirono al canto, sopraggiunsero le autorità cittadine, i giornalisti della carta stampata e le televisioni. Tutti volevano sapere cosa rendeva così felice quel quartiere. La risposta fu unanime: “Teresino canterino”. Teresino finì su tutte le prime pagine dei giornali e in ogni notiziario televisivo era la notizia di apertura. Fu persino mandato in onda un talk-show, anche se allora non si chiamavano così, dove furono invitati filosofi, sociologi e psicanalisti.
Teresino tornò a scuola, in un’altra classe. Ed ogni volta che veniva interrogato tutte le bocche presenti nella scuola si aprivano ad un sorriso di felicità.

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